Lavorare come giornalista in Coworking. Anzi, nel nostro Coworking. Intervista a Fabrizio Arnhold.
I giornalisti, le interviste, sono abituarti a farle.
In questo caso però, abbiamo rovesciato il gioco, e abbiamo fatto noi qualche domanda al giornalista che frequenta regolarmente il nostro Cowo® Milano Lambrate da più tempo (non è l’unico, ma è di gran lunga il più fedele): Fabrizio Arnhold.
Sempre impegnato a causa dei suoi numerosi incarichi – che lo vedono attivo sia su testate online sia su incarichi sul territorio – Fabrizio non manca mai di farti compagnia per una pausa caffè al bar, o di commentare con te le ultime news, su cui è sempre preparatissimo.
Oggi approfittiamo della sua cortesia per scambiare due battute.
In particolare, gli abbiamo fatto qualche domanda sulla sua professione, in relazione all’ambiente professionale in cui la svolge, appunto il Coworking.
Lo ringraziamo e gli cediamo subito la parola 🙂
Cowo® Lambrate – Giornalista in Coworking: come si svolge il tuo lavoro, tra mondo web e relazioni tra Coworker?
Fabrizio Arnhold – Il valore aggiunto di uno spazio di coworking sono le persone.
Credo che la prima cosa da dire sia questa: tante professioni diverse, ogni coworker non è solo un “collega” ma anche una persona con cui confrontarsi, parlare di argomenti che possono anche esulare dalla propria professione ma che alla fine riescono sempre ad arricchire.
Il mio lavoro è scrivere, sono un giornalista freelance, e passo la maggior parte della giornata di fronte al computer.
Ma mi viene spesso naturale chiedere ai colleghi coworker un punto di vista, un consiglio che puntualmente finisce nei miei pezzi.
Con il tempo poi si creano relazioni anche personali e di amicizia, e credo che anche questo aspetto sia importante per svolgere al meglio il proprio lavoro, ogni giorno.
Cowo® Lambrate – Sei parte della nostra Coworking Community da tempo… come si è evoluto negli anni il tuo rapporto con lo spazio e le persone?
Fabrizio Arnhold – Occupo la mia scrivania – anzi, non vorrei proprio cambiarla – da più di tre anni ormai.
Appena sono arrivato mi ci è voluto del tempo per ambientarmi, ma a dire il vero davvero poco.
Via Ventura e il quartiere lo conoscevo già, non ci ho messo molto per sentirmi “a mio agio”.
Ho visto cambiare un po’ di facce al CoWo, ma da qualche tempo ho gli stessi compagni di scrivania. E ad essere sincero mi fa piacere perché si impara ad apprezzare anche le persone, oltre che i professionisti. Sì, insomma, non considero gli altri coworker dei “colleghi”. E’ troppo riduttivo ed è una definizione che andrebbe bene per chi lavora in ufficio.
Condividere con altre persone uno spazio di lavoro, pur facendo attività differenti, è una maniera per far circolare idee e pensieri e trarre stimoli sempre nuovi.
Sono sicuro che se ci si chiudesse a lavorare in casa, succederebbero molte meno cose interessanti.
Cowo® Lambrate – Pensi che il lavorare in uno spazio di Coworking abbia un valore aggiunto per il tuo lavoro? E in generale, al di là della tua professione?
Fabrizio Arnhold – Rispondo a questa domanda con lo stesso assunto con cui abbiamo iniziato la chiacchierata.
In uno spazio di coworking il valore aggiunto sono le persone. Quindi sì, lavorare al CoWo ha senza dubbio un effetto positivo sulla mia attività lavorativa.
Prima di diventare un coworker sono stato a casa per qualche mese a lavorare e la decisione di avere una scrivania è nata proprio dall’isolamento che, alla lunga, provoca il lavoro da casa. Ha i suoi vantaggi, ma per me non può essere la regola.
Ogni lavoratore autonomo, professionista, freelance, credo possa avere un vantaggio nel lavorare in uno spazio di coworking. Lo intendo come uno stimolo e non l’ho mai considerato come l’affitto di una scrivania.
Quello che si paga per la postazione è un investimento non solo per il proprio lavoro ma soprattutto a livello umano. Ho già detto che il valore aggiunto in un coworking sono le persone?